Fiaba d’amore di G.G.
Illustrazioni di Violetta Viola
Un Natale per Lyon (seconda parte)
Si obbligò ad interrompere le malinconiche fantasie per passare ai doveri quotidiani che paradossalmente le davano la forza per tirare avanti. Si immerse dunque nelle faccende di casa, sbarazzò la cucina dei resti della colazione, riempì la lavastoviglie che accese, poi andò a riassettare la camera da letto, raccolse la biancheria da lavare ponendola nel sacco apposito, diede una diligente ripassata ai sanitari, fece scorrere l’aspirapolvere, ritornò in salotto e lo ricompose per bene sprimacciando i cuscini e togliendo la polvere. Quando ebbe finito con le pulizie, diede una scorsa al frigo e alla lista già preparata della spesa, per controllare se ci fosse qualcosa da comperare in giornata. Si risolse quindi a fare la telefonata alla madre. Fu breve. La madre era una signora giovanile che si manteneva impegnata e lei cercava di non crearle preoccupazioni, né di suscitare atteggiamenti di compassione. Alle domande su questo e su quello rispose mantenendosi sul vago, non c’erano molti argomenti che la interessassero ultimamente, più che altro per rassicurarla che tutto procedeva normalmente. Poi le chiese:
“Che cosa fate tu e papà per Natale? State già programmando?”
“Te ne volevo parlare. Ci piacerebbe che veniste qui a passarlo con noi. Raduniamo un po’ di parenti, tua sorella è già d’accordo. E voi, avete qualche idea? Insieme è più allegro, si fa festa”
Questo di sicuro, la sorella aveva due bambini che lei adorava, ma in questa occasione, quanta malinconia avrebbe dovuto soffocare. Dal nulla poteva succedere il disastro: la bambina diceva una poesia e lei scoppiava a piangere, o qualunque cosa del genere…. Era troppo presto, non si sentiva pronta.
“Non so mamma, devo pensarci” La mamma capì e non insistette
“Vedi tu tesoro, come ti senti, hai tutto il tempo per decidere…Noi siamo qui. Ricorda che ti vogliamo bene.” Oh, grazie mamma e papà di esserci…Si salutarono.
Ketty e Karl erano una coppia senza figli ma non se ne facevano problema e quindi non l’avrebbero turbata parlando di bambini. Con loro potevano andare a pranzo o a cena fuori e passare il tempo in qualche locale con musica e festeggiamenti, tanta gente e brusìo senza essere necessariamente coinvolti. Li avrebbe chiamati di sera dopo il ritorno di Michael, come lui aveva suggerito.
Quella sera Michael non parlò di ‘riprovarci’, ma fu più focoso del solito e lei cercò di partecipare meno passivamente, se pur con le solite ‘dovute precauzioni’.
Di più non poteva fare.
Il mattino dopo il giardino era un sogno. Tutto bianco. Michael si era alzato prima del solito per spalare via la neve dal passaggio al garage e mettere le catene alle ruote dell’auto. La neve a terra era già un buon dieci centimetri e continuava a cadere. Michael uscì dopo averle dato il solito bacio affettuoso. Purché non diventasse una ‘abitudine’…I suoi pensieri erano come al solito deprimenti.
Sparita l’auto alla vista, Linda rimase a contemplare il paesaggio, perdendosi in fantasticherie. Spazzando il giardino con lo sguardo, ad un tratto ebbe un sobbalzo. Nella visuale di destra, in uno spiazzo libero vicino al cancelletto dell’entrata pedonale, stranamente semi aperto, da dove partiva un acciottolato che serpeggiava in mezzo al prato a disegnare un sentiero, vi era un grande pupazzo di neve!
Guardò meglio, incredula, strizzando gli occhi per metterlo più a fuoco nella nebulosità dello sfarfallio. Era proprio un pupazzo di neve, perfetto nei dettagli. Bellissimo. Quando aveva avuto Michael il tempo di costruirlo? Era uscito di notte mentre lei dormiva? Assurdo.
La scena si animò. Ora si accorgeva della presenza di un bambino con cagnolino di fianco al pupazzo. Sembrava occupato a parlare con un interlocutore invisibile e a tratti guardava verso il pupazzo. Caterina si stropicciò gli occhi, incredula, ma la visione persisteva. Si ritirò dalla finestra, corse all’ingresso e spalancò la porta, aspettandosi la sparizione della visione. In effetti qualcosa era sparito, ma non tutto, bambino e cagnolino erano ancora lì. Linda mosse dei passi cauti nella direzione delle due figurine. Il bambino, un monello di circa sette, otto anni, con ciocche di capelli chiari spioventi sugli occhi, sostava tranquillo sotto la neve, incurante di coprirsi il capo con il cappuccio della sua giacchetta chiara che si confondeva con il paesaggio; al suo fianco un grifoncino di pelo marrone con chiazze più chiare. Stavano fermi a guardare lei che si avvicinava.
“Chi sei, bambino? – chiese Linda gentilmente benché stupefatta.
“ Sono Tobia e questo è il mio cane Snuffy.”
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Ma chi è Greta?
Greta vive il suo mondo come in un film.
Greta vive una favola e tutto quello che non fa parte del suo mondo è squallido e sporco.
Esistono delle realtà del vivere quotidiano.
Il suo amore non è rivolto che a se, bistrattista di natura.
Ma noi ammiriamo ciò che è senza pensare senza giudicare … almeno questa volta.
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Leggendo il mio blog capirete di quanto mi diverto nel riportare frasi o poesie dei miei artisti preferiti.
Nel mio libro invece mi diverto con rispetto e anche ammirazione prendo in giro personaggi troppo sensibili Mio Padre, troppo insensibili Mia Madre, troppo sottomessi la Mia Matrigna, troppo logici Mia sorella, troppo belli Mio marito troppo …. bistrattisti /bistrattati come me.
A proposito NON SORRIDETE GLI SPARI SOPRA SONO PER VOI
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